La famiglia costituisce il primo ambiente sociale per la persona, che fin dall’infanzia può far esperienza delle diverse modalità di socializzazione proprio al suo interno.
Perchè la terapia familiare
Il gruppo familiare contribuisce in modo significativo a definire il funzionamento globale dell’individuo ed è quindi fondamentale conoscere e comprendere i meccanismi e le interazioni che ne costituiscono la struttura.
Nel corso del ciclo di vita, la famiglia incontra inevitabilmente i cosiddetti eventi critici, ovvero momenti di discontinuità vissuti come stressanti e che impongono una riorganizzazione di tutto il nucleo familiare. In questo caso è possibile distinguere tra eventi normativi e paranormativi.
Gli eventi critici normativi nella psicologia familiare
Gli eventi critici normativi o prevedibili, sono cambiamenti legati ai momenti cruciali di ogni famiglia (l’uscita di casa di un giovane adulto, la coppia appena sposata, la famiglia con figli piccoli, la famiglia con figli adolescenti, la famiglia nell’età di mezzo o nella fase dell’anzianità etc.).
Gli eventi critici paranormativi nella terapia familiare
Gli eventi critici paranormativi sono, al contrario, imprevedibili e quindi altamente destabilizzanti e traumatici per l’intera famiglia (un lutto di un membro della famiglia, problemi di salute in famiglia, separazione, divorzio o allontanamento di uno dei membri, trasferimento di casa, abuso sessuale o fisico, trascuratezza verso il bambino, disaccordo coi fratelli, perdita del lavoro etc).
L’importanza della terapia di famiglia nelle fasi critiche
E’ importante considerare come non solo gli eventi critici paranormativi possono stressare la struttura familiare, ma anche le normali fasi del ciclo vitale possono creare disagio, malessere e sofferenza ad uno solo dei suoi membri, o a più componenti del nucleo familiare. Nel tentativo di gestire i conflitti interni, il nucleo familiare sentirà l’esigenza di modificare le modalità con le quali ogni singolo componente interagisce, attivando le proprie risorse. Nel caso in cui questo avvenisse in modo non funzionale, si può creare una situazione di sofferenza più o meno condivisa e compresa da tutti i membri componenti.
In particolare, nelle fasi di passaggio la famiglia può vivere difficoltà comunicative, dinamiche altamente conflittuali, con discussioni continue, incomprensioni, difficoltà ad ascoltare l’altro o ad essere ascoltati, difficoltà a controllare le proprie reazioni (sbalzi di umore, chiusure, atteggiamenti di sfida, provocazioni, comportamenti oppositivi, etc.).
Le manifestazioni sintomatologiche possono riguardare disturbi dell’umore, d’ansia, dell’alimentazione, del sonno, problematiche affettivo-relazionali, scolastiche, lavorative, etc.
L’intervento terapeutico vuole intervenire sulla necessità di modificare i vecchi schemi relazionali che in modo circolare ripresentano nella famiglia gli stessi scenari conflittuali.
L’intervento dello psicologo in famiglia
Lo psicoterapeuta familiare, attraverso l’osservazione del disagio del singolo componente sofferente, può risalire alle interazioni dinamiche dell’interno del nucleo familiare, che “delega” inconsapevolmente il parente problematico ad essere il “portatore del sintomo”, esprimendo un funzionamento globale disfunzionale e conflittuale dell’intera famiglia. La terapia familiare permette di comprendere la funzione del sintomo del singolo come detentore dello status quo familiare, evidenziando la chiusura o la permeabilità dei confini relazionali familiari, la conseguente rigidità o flessibilità delle regole e la struttura dei ruoli gerarchici che la caratterizzano.
La psicoterapia familiare mira ad aiutare i componenti della famiglia a trovare nuovi equilibri per affrontare un cambiamento evolutivo (vissuto in modo conflittuale), ricercando modalità di scambi relazionali-comunicativi più appaganti, soddisfacenti e funzionali.
Terapia della famiglia e ciclo vitale
La terapia familiare presta molta attenzione alla fase del ciclo vitale vissuta della famiglia in cui si presenta il sintomo, tenendo in considerazione se la strutturazione della famiglia risulti adeguata a quello specifico momento.
Chi deve essere presente alle terapie familiari e quando far intervenire lo psicologo familiare
L’intervento psicoterapeutico non prevede necessariamente la presenza di tutti i componenti della famiglia. Un intervento tempestivo permette di risolvere precocemente situazioni disfunzionali ed evitare la cronicizzazione del problema, ma soprattutto permette di evitare l’instaurarsi di una condizione patologica.
La scelta di un percorso di terapia familiare viene motivata da alcune caratteristiche della richiesta di sostegno. In particolare, nel caso in cui la problematica di uno dei membri influisca intensamente sulla famiglia, oppure quando la richiesta di sostegno riguarda un bambino o un adolescente, o nel caso in cui la sofferenza sia legata ad un evento stressante vissuto dall’intero nucleo familiare (lutto, separazione, divorzio, perdita del lavoro etc.).
La terapia familiare è utile in ogni possibile configurazione del nucleo familiare, sia esso rappresentato da famiglie monogenitoriali, famiglie separate o divorziate, famiglie di fatto o famiglie allargate.
Il bambino nella terapia familiare
L’intervento sul bambino, attraverso il lavoro con lui e la sua famiglia, nasce dal presupposto che la famiglia si comporti come un sistema, in cui ogni membro è connesso e interdipendente dagli altri.
Il disagio di uno è indice di una sofferenza che può riguardare l’intera famiglia e da essa originare. In alcuni casi può succedere ad esempio che il bambino venga trascurato nelle sue richieste infantili e “adultizzato”. Tale fenomeno rappresenta quel processo relazionale in cui i genitori danno al figlio responsabilità, ruoli e abitudini tipiche degli adulti. In tal modo l’infante viene deprivato, in molti casi involontariamente altre volte consapevolmente, del suo diritto ad una infanzia spensierata che favorisca in lui una base sicura per il suo sviluppo psicologico e sociale. Il bambino finisce cosi per preoccuparsi di problemi della sfera familiare che spetta, invece, al mondo degli adulti dirimere e affrontare. La terapia familiare può in tal caso aiutare il sistema familiare a fare chiarezza sui ruoli e le responsabilità evitando così che il bambino divenga il paziente designato ad esprimere una falla sintomatica della famiglia.
Il terapeuta familiare, infatti, può trovare nella stessa famiglia le risorse per affrontare e superare il disagio di un membro che è anche di tutti gli altri.
Terapia famiglia: il bambino come inestimabile risorsa
Il bambino ha una competenza innata sulla famiglia (Andolfi 2020), è sintonizzato profondamente con la madre, ma anche con il padre e i fratelli. È dotato fisiologicamente di una empatia per cui sa sempre come stanno emotivamente tutti gli altri. Il bambino è dunque risorsa attiva nella terapia con la famiglia, non è solo un minore da tutelare. Questo vuol dire che un disturbo infantile di natura comportamentale, psicosomatica o relazionale, può essere affrontato e superato efficacemente in un percorso di terapia familiare.
Ogni membro della famiglia può dare il suo contributo negli incontri di terapia familiare e avvantaggiarsene personalmente. La terapia familiare infatti migliora la comunicazione, aumenta il benessere relazionale, avvicina o separa, restituendo un equilibrio più sano.
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