Questo intervento sulla stomia e l’intervento psicologico a favore dei pazienti stomizzati è stato realizzato da META nel marzo 2014 durante la presentazione da parte dell’associazione Scoprilastomialazio del nuovo ambulatorio per stomizzati della ASL RM H presso l’Ospedale San Giuseppe di Albano Laziale.
Che cos’è la stomia? Chi è il paziente stomizzato?
Il significato del termine stomia deriva da stoma parola di origine greca che significa bocca, apertura.
La stomia intestinale è una tecnica chirurgica che consente di creare un’apertura sull’addome per mettere in comunicazione l’intestino con l’esterno per potersi svuotare del suo contenuto. La stomia quindi è una fessura che permette la fuoriuscita di feci o urine qualora l’apparato digerente o urinario non siano in grado di svolgere tali funzioni autonomamente.
L’intervento chirurgico permette di sconfiggere un gran numero di malattie e di poter svolgere una vita “normale”. La stomia non provoca dolore fisico ma lo stoma, non essendo dotato di terminazioni nervose, non può essere controllato volontariamente; i pazienti stomizzati devono avere un sacchetto agganciato allo stoma in modo da raccogliere in ogni momento le sostanze che ne fuoriescono.
Non è difficile immaginare l’importanza delle conseguenze fisiche ma soprattutto psicologiche di questo intervento, che a volte possono divenire invalidanti per lo svolgimento della normale vita di questi pazienti.
Aspetti emotivi e psicologici della stomia
Gli aspetti emotivo-psicologici che si trovano a dover affrontare gli stomizzati sono principalmente legati al cambiamento del proprio corpo e alla difficile accettazione della nuova immagine di sè: difficoltà ad adattarsi a cambiamenti repentini e permanenti subiti e non scelti.
Oltre alla ferita fisica, quindi, se ne crea una anche psicologica che ha bisogno di essere adeguatamente elaborata e accettata per poter avere una condizione di vita soddisfacente perchè con la stomia si compromette non solo la percezione del proprio aspetto fisico ma anche della propria identità.
Con questo tipo di intervento si è messi prepotentemente a confronto con l’essere malati, si vive un forte senso di inadeguatezza che potrebbe portare a disadattamento e vergogna. Molti stomizzati si sentono diversi a causa della loro condizione, difficilmente mascherabile, e spesso vivono nell’imbarazzo o nel timore di sporcarsi arrivando ad isolarsi e ad aumentare la loro stigmatizzazione.
La perdita del controllo volontario su una parte del proprio corpo può far insorgere vissuti di perdita e mutilazione che si traducono in rabbia, frustrazione ma anche in invidia nei confronti delle persone sane. In alcuni casi il peso emotivo della malattia è talmente carico di dolore e angosce che il paziente può arrivare alla negazione della malattia stessa.
I pazienti stomizzati se non adeguatamente sostenuti, possono andare incontro all’insorgere di patologie psicologiche serie come l’ansia incontrollata o la depressione con conseguente abbandono dei propri progetti di vita.
Le difficoltà relazionali con sè stessi e il proprio corpo possono estendersi anche agli altri investendo l’ambito familiare, amicale e lavorativo; spesso gli stomizzati si sentono soli e non capiti.
Il ruolo della famiglia è fondamentale ma spesso anche lei viene travolta dal problema e non sa come comportarsi, ecco perchè l’intervento terapeutico per essere efficace deve coinvolgere non solo l’individuo ma anche la sua famiglia tramite un lavoro integrato tra varie figure professionali: medici, psicologi/psicoterapeuti, infermieri e volontari.
Il lavoro dello psicologo/psicoterapeuta deve essere orientato al supporto psicologico dell’individuo e anche della famiglia. Per quel che riguarda l’individuo l’intervento su di esso dovrebbe iniziare nella fase pre-operatoria; attualmente non è previsto nessun sostegno psicologico ai pazienti per prepararli all’intervento e alle sue conseguenze. Le uniche informazioni le ricevono dai chirurghi o dal personale infermieristico ma sarebbe auspicabile una collaborazione tra enterostomista e psicologo in modo da fornire al paziente tutte le informazioni necessarie per affrontare un cambiamento psico-fisico così importante.
Anche nella fase post-operatoria ci sarebbe bisogno di un sostegno psicologico adeguato che accompagni la persona verso le dimissioni. Sarebbe necessario un intervento mirato a tenere in considerazione l’unicità della persona che sta affrontando questo cambiamento: non tutti reagiamo alla stessa maniera di fronte ad una situazione comune.
Il paziente stomizzato deve essere aiutato per:
- accogliere ed elaborare il cambiamento;
- elaborare e superare il “lutto” corporeo;
- riappropriazione della propria normalità (relazionale, sessuale),
- costruire una nuova immagine di sè;
- raggiungimento di una nuova autoconsapevolezza e autogestione;
- aumentare l’autostima;
- riappropriarsi della vita relazionale.
Stomia e gruppi psicoterapeutici
Un altro strumento importante che si può usare in campo psicologico è il gruppo che può essere utilizzato sia con i pazienti che con le loro famiglie.
I gruppi psicoterapeutici sono un strumento importante per il sostegno psicologico ai pazienti per consentire di confrontare la propria esperienza individuale. Il paziente si rende conto che, anche altre persone soffrono di problemi, ansie, impulsi simili ai suoi. Questa consapevolezza dà sollievo e favorisce l’attenuazione dei propri sensi di colpa. Fondamentali sono il rispecchiamento nell’altro e la risonanza, ossia una comunicazione inconscia tra i vari membri del gruppo che vivono intense emozioni e comportamenti come se il gruppo avesse percepito a livello inconscio le problematiche e le sofferenze dell’altro anche senza il bisogno di verbalizzarle.
I gruppi di famigliari, invece, sono uno strumento di sostegno psicologico per le famiglie di questi pazienti che fanno affidamento sulle persone a loro più care e che si trovano a vivere la stomia per riflesso e a volte la subiscono. Mogli, mariti e figli si trovano catapultati in una serie di cambiamenti e nuovi problemi che possono determinare lo sconvolgimento della normalità quotidiana. Se la stomia deriva da un intervento d’urgenza, c’è bisogno di un tempo per adattarsi alla nuova immagine di sé ma spesso è difficile parlarne anche con le persone più vicine.
Ecco perchè risultano molto importanti gli incontri gruppali per il sostegno e la sensibilizzazione delle famiglie con l’obbiettivo di :
- sostenere l’emotività (paura, impotenza, frustrazione etc)
- consentire un confronto sulle difficoltà affrontate
- elaborazione di aspetti tabu’: sessualità e disabilità.
L’obiettivo da raggiungere tramite questo lavoro integrato è quello di far sì che lo stomizzato torni ad essere ma soprattutto a sentirsi una “persona” che ha diritto di vivere la propria vita proprio come tutti gli altri.
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