Mobbing

mobbing a lavoro
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Col termine mobbing si identifica un insieme di comportamenti violenti (abusi psicologici, vessazioni, emarginazione, umiliazioni, maldicenze, etc.) Perpetrati da parte di uno o più individui nei confronti di un altro individuo, prolungato nel tempo e lesivo della dignità personale e professionale nonché della salute psicofisica dello stesso.

L’attività mobbizzante può anche non essere di per sé illecita o illegittima o immediatamente lesiva, dovendosi invece considerare la sommatoria dei singoli episodi che nel loro insieme tendono a produrre il danno nel tempo. Sono ben conosciuti i danni che derivano all’umore, alle relazioni familiari, amicali e sociali, alla capacità di affrontare le incombenze quotidiane. Fino ad intaccare la voglia di continuare a vivere.
I danni psicologici ricadono sugli altri apparati organici, ne alterano il funzionamento e portano l’organismo a diversi livelli di invalidità. Chi subisce il sopruso inizialmente tende a sottovalutare il fenomeno, pensa di poterlo gestire e che sia destinato a passare da solo. In realtà in tal modo si sottovaluta il disagio creato dal mobbing che, invece, richiede molta attenzione.

Il mobbing a lavoro

Questa pratica è spesso condotta con il fine di indurre la vittima ad abbandonare da sé il lavoro, senza quindi ricorrere al licenziamento (che potrebbe causare imbarazzo all’azienda) o per ritorsione a seguito di comportamenti non condivisi (ad esempio, denuncia ai superiori o all’esterno di irregolarità sul posto di lavoro), o per il rifiuto della vittima di sottostare a proposte o richieste immorali (sessuali, di eseguire operazioni contrarie a divieti deontologici o etici, etc.) o illegali.
Si distingue il mobbing gerarchico o verticale da quello ambientale o orizzontale; nel primo caso gli abusi sono commessi da superiori gerarchici della vittima, nel secondo caso sono i colleghi della vittima ad isolarla, a privarla apertamente della ordinaria collaborazione, dell’usuale dialogo e del rispetto.

Il mobbing in famiglia

Si parla anche di mobbing all’interno delle dinamiche relazionali coniugali e familiari finalizzato alla delegittimazione di uno dei coniugi e alla estromissione di questo dai processi decisionali riguardanti la famiglia in genere e nello specifico i figli. Il mobbing familiare più frequente è quello che coinvolge le famiglie separate e viene messo in pratica da parte del genitore affidatario nei confronti di quello non affidatario al fine di spezzare il legame genitoriale nei confronti dei figli.

Il mobbing a scuola

Esiste anche in ambiente scolastico una forma particolare di mobbing “dall’alto”, che spesso si confonde col bullismo, ossia praticato da un insegnante a danno di uno o più allievi, attraverso: espressioni sistematicamente denigratorie e/o provvedimenti disciplinari persecutori, valutazioni o giudizi ingiustificatamente negativi. Fenomeno in aumento, il mobbing dal basso cioè di studenti più o meno organizzati nei confronti di insegnanti ritenuti deboli e non in grado di mantenere la disciplina in classe, mobbing che tende a voler nascondere le proprie mancate responsabilità nei confronti dello studio, della disciplina e del rispetto delle regole.
Attraverso l’intervento psicologico si può aiutare concretamente la vittima di mobbing a riflettere in che modo il proprio sistema di difese non sia stato del tutto funzionale a proteggerlo dal contesto stressogeno (lavoro, scuola, famiglia, ecc.), ad esprimere le emozioni e la sofferenza vissuta in tali contesti e a sbloccare le risorse interne per favorire nuovi e più adeguati meccanismi di difesa che producano nuovi comportamenti ed atteggiamenti finalizzati al superamento della condizione di mobbing.


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