I disturbi del sonno sono piuttosto diffusi e possono colpire persone di qualsiasi età che accusano spesso di non dormire a sufficienza, di non riposare bene o di non riuscire ad addormentarsi.
Le conseguenze fisiche della mancanza di riposo sono: borse sotto gli occhi, pelle poco luminosa, palpebre appesantite e afflosciate, mentre quelle psicologiche sono riconducibili a: ansia, irritabilità, nervosismo e stanchezza.
Talvolta la difficoltà a dormire è causata da motivi abbastanza comuni, comprensibili e di più facile soluzione come la presenza di rumori disturbanti provenienti dall’esterno o frequenti brutti sogni. Spesso, però, alla base ci sono motivazioni di carattere psicologico che sono di più difficile risoluzione.
L’avanzare dell’età spesso è associato con una difficoltà a dormire bene. I disturbi del sonno sono presumibilmente generati da anomalie dei meccanismi che regolano il ritmo sonno-veglia.
Si suddividono in:
Dissonnie
Interferiscono con l’inizio o con la continuazione del sonno, ne provocano quindi un’alterazione della quantità, della qualità e del ritmo:
- Insonnia: è la più comune di tutti i disturbi del sonno. E’ caratterizzata dalla difficoltà ad addormentarsi e/o mantenere il sonno. Può essere un sintomo di un altro disturbo o una condizione primaria. La depressione e il dolore spesso peggiorano questa condizione.
- Ipersonnia: bisogno di dormire un numero di ore superiore alla media (a volte anche di molto). La persona ipersonne mostra difficoltà a svegliarsi la mattina, sente il bisogno di stare a letto, di dormire, anche durante il giorno con “sonnellini” che durano un’ora circa, ma che in realtà non hanno effetti riposanti.
- Narcolessia: è una condizione che causa sonnolenza improvvisa, “attacchi di sonno”. E’ caratterizzata da un’eccessiva sonnolenza durante il giorno che viene avvertita nonostante la persona abbia dormito sufficientemente la notte. Si presenta come veri attacchi improvvisi, al termine dei quali ci si sente riposati (fino al ritorno di un nuovo attacco di sonno). Altri sintomi associati con la narcolessia sono cataplessia, sogni vividi e paralisi del sonno.
- Disturbo del sonno correlato alla respirazione: è caratterizzato da un sonno interrotto, implicante eccessiva sonnolenza o insonnia, che si ritiene dovuto ad una patologia della respirazione correlata al sonno (per es. sindrome da apnea del sonno ostruttiva o centrale, oppure sindrome da ipoventilazione alveolare centrale).
- Disturbo del ritmo circadiano del sonno: è un’interruzione del sonno che porta ad una eccessiva sonnolenza o insonnia dovuta ad uno squilibrio tra il ciclo sonno-veglia richiesto dall’ambiente in cui vive la persona e il suo particolare ritmo circadiano sonno-veglia. L’alterazione del sonno causa un disagio clinicamente significativo o la compromissione del funzionamento sociale, lavorativo, o di altre aree importanti.
Parasonnie
Sono fenomeni non desiderati prevalentemente legati ai sogni.
Avvengono maggiormente nell’infanzia e nell’adolescenza:
- Disturbo da incubi: si presenta nella seconda metà della notte, quando il sonno è più profondo, e provoca sogni terrificanti, caratterizzati da immagini vivide e molto emotive, che portano la persona a svegliarsi. Al risveglio, la persona ricorda il sogno nei dettagli, e può presentare ansia, paura e difficoltà a tornare a dormire, tachicardia, sudorazione e accelerazione del ritmo del respiro. A volte gli incubi possono essere ripetuti più volte in una sola notte, spesso con temi ricorrenti. Spesso questo disturbo compare quando il bambino ha tra i 3 e i 6 anni.
- Terrore nel sonno (Pavor Nocturnus): è un brusco risveglio causato da incubi spesso accompagnato da urla, pianto, tachicardia sudorazione e pupille dilatate. Somiglia ad una crisi d’angoscia. Il soggetto può ricordare solo frammenti di sogno, ma non i contenuti. L’episodio può durare da 1 a 10 minuti e generalmente avviene tra i 4 e i 12 anni, in alcuni casi anche dai 20 ai 30.
- Sonnambulismo: porta la persona a compiere azioni come camminare, mangiare, stare seduta sul letto, etc. mentre sta ancora dormendo, senza che se ne renda conto. Di solito avviene all’inizio della notte, nella fase NREM. Svegliare un sonnambulo non è semplice, e nel caso in cui si riesca a farlo, la persona può risultare confusa, e non capire la situazione. Spesso torna a letto spontaneamente dopo circa 15 minuti, senza che abbia ricordi di quello che è successo. Il sonnambulismo solitamente compare tra i 4 e gli 8 anni, e ha la massima frequenza nel periodo che va dall’infanzia alla adolescenza.
- Sindrome da gambe senza riposo: è una sensazione sgradevole nelle gambe che può essere alleviata solo spostandosi. I sintomi sono spesso descritti come dolore, spasmi o una sensazione di prurito. Questo si verifica più spesso durante la notte, rendendo difficile per riposare o dormire.
- Bruxismo: consiste nello sfregare tra di loro i denti, senza accorgersene. Solitamente avviene poco dopo che la persona è andata a dormire. Nella maggior parte dei casi avviene di notte, mentre la persona dorme (bruxismo notturno), e questo fa si che la persona non si renda conto di quanto succede. Può provocare tensione muscolare alla mandibola, difficoltà ad aprire completamente la bocca, mal di testa e di orecchie, ma soprattutto provoca danni ai denti. Tra le possibili cause del bruxismo, quella principale è lo stress.
- Enuresi notturna: è un disturbo che provoca la difficoltà o l’incapacità di controllare la fuoriuscita di urine durante il sonno. Si tratta di un fenomeno abbastanza comune e normale se si presenta entro i 6 anni circa. Se avviene più tardi vanno ricercate le cause, che possono essere organiche, anche se raramente (infezione delle vie urinarie, difetti nella funzione neurologica della vescica etc.). Può anche esservi un disturbo percettivo (ovvero il bambino non riesce ad avvertire lo stimolo di notte), o più frequentemente cause psicologiche (bisogno di attenzione, particolari cambiamenti avvenuti in casa, ansia, etc.). L’enuresi può essere ereditaria, soprattutto se il bambino non ha mai avuto il controllo della vescica, sin da piccolino.
E’ necessaria una valutazione medica della persona prima di intervenire sul disturbo. Qualora si escludesse la causa fisica, si può valutare l’origine psicologica o relazionale del disturbo e intervenire quindi con una psicoterapia.
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