La caratteristica essenziale dei disturbi dissociativi è la sconnessione delle funzioni della coscienza, della memoria, dell’identità o della percezione. Le alterazioni possono essere improvvise o graduali, transitorie o croniche. Alcune ricerche dimostrano che la dissociazione si verifica come difesa nei confronti di un trauma che viene allontanato dalla coscienza, come se non avesse mai avuto luogo. Il distacco dissociativo faciliterebbe l’allontanamento di contenuti affettivi intensi.
Il trauma da solo non è però sufficiente per causare un disturbo dissociativo. La dissociazione infatti può presentarsi anche in assenza di traumi, in persone facilmente suggestionabili e portate a fantasticare.
In un buon numero di casi i disturbi dissociativi insorgono in persone che hanno subito abusi sessuali incestuosi nel corso dell’infanzia.
L’amnesia dissociativa
È caratterizzata dall’incapacità di rievocare importanti notizie personali ed è generalmente di natura traumatica e stressogena. La menomazione della memoria è reversibile.
La fuga dissociativa
È caratterizzata dall’allontanamento improvviso e inaspettato da casa o dal posto di lavoro, dall’incapacità di ricordare il proprio passato, da confusione sulla propria identità o dall’assunzione di una nuova identità.
Il disturbo dissociativo dell’identità (precedentemente classificato come personalità multipla)
In tale disturbo la persona presenta due o più identità (fino a 100) distinte che in modo ricorrente assumono il controllo del comportamento del soggetto. Di solito c’è un’identità primaria che porta il nome ufficiale della persona e che risulta passiva, dipendente, depressa. Le altre identità hanno ciascuna un nome e possono differire nell’età e nel genere, nel vocabolario, nelle conoscenze o negli affetti predominanti. Tali identità si alternano nel controllo della persona, possono negare la reciproca conoscenza o criticarsi vicendevolmente. La persona non ricorda importanti notizie personali. In genere le identità più deboli hanno ricordi poveri, mentre quelle più aggressive hanno ricordi più completi. Le transizioni da un’identità all’altra sono in genere scatenate da fattori psico-sociali stressanti e avvengono nel giro di pochi secondi.
Il disturbo di depersonalizzazione
È caratterizzato dal sentimento persistente o ricorrente di essere staccato dal proprio corpo o dai propri processi mentali, ma la persona mantiene il senso di realtà. La depersonalizzazione può presentarsi in varie forme, inclusa la sensazione che il proprio corpo sia intorpidito o privo di vita, che certe parti del corpo siano scollegate dal resto, la sensazione di essere distaccato dalla propria immagine fino a vedersi estraneo o la sensazione di osservarsi a distanza.
La derealizzazione fa parte del disturbo di depersonalizzazione e si riferisce alla sensazione di essere estraniato dal proprio ambiente.
Almeno il 50% della popolazione può avere un episodio di depersonalizzazione occasionale e transitoria, anche in situazioni che comportano pericolo di morte.
La sensazione che procura la depersonalizzazione è piuttosto spiacevole, pertanto si accompagna di frequente a panico e senso di vuoto. La persona teme di perdere il controllo delle proprie azioni. La depersonalizzazione è vissuta come una malattia, una stranezza, un’esperienza simile a un sogno. L’andamento è cronico in circa metà dei casi, ma il grado di limitazione che comporta è molto variabile.
Il trattamento dei disturbi dissociativi è lungo e complesso. Nei casi di abuso infantile ricordato, il terapeuta incoraggerà il paziente ad assumere un ruolo attivo nella vita, nelle scelte, nel soddisfacimento dei propri bisogni. Il paziente infatti si muoverà nella relazione terapeutica come ha imparato a vivere le prime relazioni significative e abusanti, ovvero cercando di soddisfare l’altro e temendo che una propria iniziativa possa danneggiare la relazione.
I farmaci aiutano a gestire sintomi specifici, ma non incidono sul disturbo di per sé. Il trattamento del disturbo dissociativo dell’identità deve mirare a facilitare la cooperazione e la collaborazione tra le personalità, e a ridurre i sintomi. Questo trattamento è spesso difficile e doloroso perché la persona può avere numerose crisi, come conseguenza degli atti delle diverse personalità e vivere una profonda disperazione, quando affronta i ricordi traumatici. Uno o più ricoveri psichiatrici possono essere necessari ad aiutare alcuni pazienti in periodi particolarmente difficili, e durante l’elaborazione di ricordi particolarmente dolorosi.
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